Il Parco della Reggia di Caserta

La sterminata e incantevole area verde che circonda il Palazzo decorata: sculture, enormi fontane, piccoli boschetti e grandi prati inglesi.

Il Parco della Reggia di Caserta

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l Parco della Reggia rappresenta il più naturale complemento del Palazzo Reale: si estende infinitamente alle sue spalle per circa 3 chilometri, assiato su un viale centrale al cui fondo si può facilmente riconoscere la Grande cascata.

Il Parco è aperto per le visite turistiche a partire dalle ore 8:30 fino ad un'ora circa prima del tramonto.

Anche per quanto riguarda il giardino Luigi Vanvitelli si ispirò alla reggia francese di Versailles, aspetto reso ancora più evidente nella lunga prospettiva digradante verso il piano, interrotta da vasche, fontane e gruppi di sculture.

Per quanto riguarda il rifornimento idrico alla Reggia l'architetto costruì un apposito acquedotto, detto "acquedotto Carolino", scavandolo nel cuore delle vicine montagne.

Percorrendo il viale mediano si può osservare sul lato sinistro, nascoste nel verde infinito, dapprima la Castelluccia, edificio ottagonale costruito per lo svago dei principi, e poi la Peschiera grande, con al centro una tipica isoletta boscosa, e infine si raggiunge la fontana Margherita, oltre la quale attraversando il ponte di Ercole si entra nell'area più scenografica dello sterminato spazio verde.

La Peschiera superiore è lunga circa 475 metri e larga quasi 30, ed è alimentata dalla cascata dei Delfini: oltre ad essa troviamo un prato sotto il quale scorre l'acqua che raggiungerà la cascata, chiuso sul fondo dalla fontana di Eolo, caratterizzato dalle 29 statue dei Venti disposte su scogli artificiali che le danno il nome.

Attraverso le balaustre che sostengono le statue si arriva alla fontana di Cerere, che deve il proprio nome al gruppo di sculture al centro: le statue da cui partono i getti raffigurano i fiumi Oreto e Simeto; infine si raggiunge, oltre una vasca con 12 rapide, la fontana di Venere e Adone.

Al termine di questo viaggio raggiungiamo la Grande cascata, conosciuta anche come fontana di Diana per il gruppo scultorea della dea: ai suoi lati troviamo due gradinate che salgono fino ad una grotta che funge da terminale dell'acquedotto Carolino.

Infine a destra troviamo l'ingresso al Giardino inglese, che Giovanni Andrea Graefer curò personalmente nel 1782, per incarico diretto di Carlo Vanvitelli, secondo lo stile rovinistico di moda in quegli anni in Inghilterra.

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